Antonello Venditti si è lasciato andare a delle rivelazioni inedite sul suo passato, racconti di un’adolescenza fatta di momenti difficili, di solitudine, di sofferenza, anche lui vittima di bullismo.
Salvo grazie alla musica, così racconta il cantautore che proprio grazie ai suoi testi è riuscito a trovare conforto e quindi con l’arrivo del successo, il suo riscatto.
Antonello Venditti si è raccontato in un’intervista alla Stampa e quelle sue rivelazioni sono come un pugno allo stomaco, parole che fanno riflettere e che ci fanno entrare in contatto con le emozioni di chi quelle sofferenze le vive tutti i giorni sulla propria pelle.
“Ero un adolescente molto solo, bullizzato fino a 16 anni. Ero talmente complesso e complessato che ho rischiato il suicidio molte volte. Le canzoni sono nate da quel dolore, anche se a volte, prendi Marta, mi nascondevo dietro a un altro nome. Adesso ho conquistato tante cose nella mia vita, innanzitutto una certa sicurezza psicologica e spirituale, ma in fondo sono sempre lo stesso“.
Pensare di togliersi la vita in così giovane età racchiude forse tutto il senso di impotenza che colpisce chi è vittima di bullismo, chi vede crollare tutte le sue sicurezze, chi per tanto dolore non riesce a credere in un futuro migliore, al punto da vedere l’unica strada possibile nel suicidio.

A proposito del decreto Zan
“Devi essere molto forte dentro, credere in te stesso e credere in quello che sei. Io sono convinto che si suicidano solo i giusti, quelli che hanno ragione. I colpevoli sono più furbi, magari tentano il suicidio ma poi sopravvivono. Ho molto rispetto per chi si suicida. Il suicidio è nella nostra natura, purtroppo, ma a volte basta una parola per continuare a vivere. Ecco perché c’è bisogno di amici, di una società che si interessi di te anche se sei piccolo. Ci vorrebbe un amico, sempre“.
E forse proprio spinto dall’aver provato sulla sua pelle tanta sofferenza dichiara con estrema certezza: “Non ho bisogno di sottoscrivere il decreto Zan: ce l’ho dentro. Nel mio profondo sono un anarchico, per me conta il mio diritto naturale, la mia coscienza. Non ho bisogno di regole. Ma mi rendo conto che in questi tempi confusi c’è bisogno di atti formali che ribadiscano la civiltà. Mi sembra così normale che mi pare assurdo doverlo scrivere in una legge”.
Il racconto drammatico arriva dopo 50 anni di carriera, che il cantante romano celebra tornando a esibirsi dal vivo in tutta Italia con “Unplugged special 2021”: oltre 40 concerti dal 3 luglio con una band di cinque musicisti.