Riccardo nasce a Pontedera il 21 ottobre del 1947 sotto il segno della Bilancia. Sin da piccolo si dimostra predisposto all’arte e alla musica, tant’è che comincia a suonare ritagliandosi più ore possibili. Infatti, di professione, Riccardo fa il gommista.
Ma arriverà la svolta quando sarà visto dai Pooh e sarà ingaggiato al posto di Gilberto Faggioli, cantante che si troverà sempre più in disaccordo con le scelte artistiche del gruppo, e che infatti sarà sostituito proprio da Riccardo.
Sarà l’inizio di una grande carriera, ma già nel 1973 Fogli debutterà con il proprio album solista, allontanandosi sempre di più dalla band, finché non uscirà definitivamente.
Di anni ne son passati ma Riccardo ha saputo affrontare a muso duro le intemperie della vita. Il pubblico lo ama proprio per la sua forza mista alla sua fragilità e sensibilità di uomo. Ora chiacchieriamo un po’ con lui che a cuore aperto ha risposto alle nostre domande.
Riccardo, Maledetto L’Amore già dal titolo ci ammonisce: questo sentimento può far male. Hai realizzato questo testo immaginando i dolori che può provocare o anche ripensando un po’ a quelli vissuti sulla tua pelle?
R: Tutti e due. Ho ripensato a tutte le volte che l’amore mi ha devastato la vita. L’amore e non la donna che lo ha fatto. L’amore è una alchimia magica, perché è quella che fa girare il mondo.
Stabilito questo però, in una notte di solitudine ho analizzato quanto l’amore quando finisce, quando si modifica e quando ti ferisce sia come il morso di un cane fedele.
I ballerini Mioara Leca e Alex Luppino, come in un flashback, accompagnano le note del tuo inedito. Anche tu sembri far parte di questa danza…amore, coppia, ballo, calore latino, qual è per te il filo che unisce tutte queste componenti?
R: L’amore è come una ragnatela che si estende da un albero a un altro. E dentro questa ragnatela noi viviamo, perché il mondo è un villaggio globale nell’amore. Se non ci fosse amore non ci sarebbero i figli e futuro per il nostro pianeta
E’ chiaro che l’amore passa anche dalle sofferenze. La felicità va conquistata. L’amore va difeso ed è evidente che quando ti senti tradito in toscana diciamo “Maremma maiala”, io invece ho detto che quando ti sfiora e ti ferisce è come il morso del tuo cane più fedele.
La Tenerezza 93 è una dedica di puro amore, ma anche un po’ intrisa di malinconia, a tuo figlio: pensi che tanti papà possano ritrovarsi nelle tue parole?
R: Ho ricevuto telefonate di amici e adesso con i social. Sembra che noi padri dai capelli bianchi abbiamo tutti lo stesso problema: lavoriamo sperando che i nostri figli ci dicano “Grazie babbo che lavori tanto per me e per il mio futuro”. Però i figli hanno più bisogno della nostra tenerezza e vicinanza che dei nostri soldi. Invece noi non facciamo altro che pensare al futuro dei nostri figli , spesso dimenticandoci il loro presente. Ma io so solo cantare e suonare e spesso mi trova dall’altra parte del mondo analizzando il fuso orario, aspettando che mio figlio si svegli per dirgli “come stai figliolo?”. E quando non mi risponde mi sento perso.
Come stai vivendo questo periodo di leggera ripresa per il nostro Paese dopo i tanti lockdown e le tante amarezze?
R: Qualche sera fa ho fatto un bellissimo concerto con 327 persone su 327 sedie disponibili e distanziate.
Mi è sembrato il concerto più bello della mia vita . Tutti con le mascherine. Ho fatto selfie con le mascherine. Non ci siamo abbracciati e questo mi manca un po’, però mi sembra che possiamo ricominciare, con prudenza, ma possiamo ricominciare.
Un tuo ricordo personale legato alla splendida Raffa.
R: Raffaella era così grande e io così piccolo che l’ho incontrata solo 2 volte nella vita:
Pur avendo quasi la stessa età mi sembrava di una bellezza irreale, come una attrice di Hollywood o come un fumetto. Credo ci mancherà molto, anzi, ne sono sicuro.