Marco Liuzzo bartender di Adrano in provincia di Catania quindi un siciliano doc, inizia con le stagioni estive in zone dove il turismo brulica ,lavora nei lidi e fa le prime esperienze, fino a quando inizia a lavorare per grossi brand alberghieri, uno su tutto ai “Monaci delle terre nere” boutique hotel luxury ai piedi dell’ Etna; Marco decide di partire per l’estero dove inizia a fare esperienze con i più famosi bartender d’ Europa. Polonia, Romania, Austria, queste sono le destinazioni per il salto di qualità’, prima di partire per l’Inghilterra.
Marco: da Adrano all’Inghilterra, attraversando l’ Europa
In Inghilterra Marco diventa barman per Gino d’ Acampo ,personaggio televisivo italiano nonché chef; e soprattutto diventa barmanager per Estabulo, catena di ristorazione prettamente brasiliana.
Rientrato in Italia a causa della pandemia, Marco lavora per lo storico lido “Scialai” di Capopassero e subito dopo al Dakoky Restaurant ,ristorante di nicchia giapponese a Catania.
Adesso è barmanager dell’ Ananda castle off bistrot che aprirà a breve e consulente per Guduria sicily e per il famoso Bar Carola di Panarea, dove troverete la sua personalissima drink list.
Marco, che rapporto hai con il tuo lavoro?
“Un rapporto molto stretto, giorno per giorno voglio curare ogni minimo particolare del prodotto che sarà poi consegnato al cliente, bicchiere , guarnizione, prodotto, perché per me, quando il cliente si alza e va via, deve portarsi qualcosa di tuo nel prodotto che ha bevuto; sia a livello visivo che olfattivo, e quindi il rapporto deve essere univoco, molto stretto.”
I tuoi drink sono particolarissimi, un po’ visionari, raccontaci queste peculiarità.
“Quando creo un drink ,lo immagino come un libro; sai, di quei libri che il cliente appena finisce di leggerlo è pienamente soddisfatto; così deve essere (per me) il drink, con una presentazione bella ,visivamente e olfattivamente.
La tua opinione su queste nuove leve di barman
“I giovani sono attratti da questo lavoro, così come una decina di anni fa si faceva l’animatore nei villaggi; e poi? Non si è bartender solo perché si ha un attestato o nel profilo Instagram si scrive “barman” . No, si deve lavorare , sudare, prendere complain dai clienti, fino a farsi fare delle recensioni positive, capire meccanismi, e poi piano piano si può dire: “io faccio il bartender!”; sembrerebbe tutto facile, ma non lo è. Io comunque spero che molti di questi giovani diventino dei veri professionisti dell’hospitality.
Per chiudere la nostra chiacchierata, quali saranno i tuoi prossimi impegni lavorativi?
“Presto, appena si riaprirà tutto , farò il barmanager per un nuovissimo locale, l’Anandacastle, che è stato fatto benissimo da un gruppo di amici; ho delle richieste da Dubai e dal Belgio,non tralasciando l’Inghilterra; ma il mio obiettivo è e sarà sempre accontentare i miei clienti, in qualunque parte del mondo!”