La morte che germoglia, quel senso di immortalità in un albero secolare

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La morte non è necessariamente un traguardo; a Napoli è possibile ricominciare “sbocciando” e popolando la natura con la nostra presenza.

Esiste una paura sottile che fermenta nel nostro animo e che si palesa nell’inconscio.

Un timore che cammina a braccetto con una domanda inevasa, un interrogativo che, da sempre, attanaglia l’animo umano.

Cosa o chi saremo dopo la nostra morte?

E’ angosciante pensare ad un vuoto che non sarà mai più colmato; all’affanno di una vita che è destinata a spegnersi nell’oblio.

A prescindere dal credo religioso, ognuno di noi teme quell’eterno soggiorno sotto metri di terriccio umido, con l’inesorabile destino in polvere.

Napoli, creativa e costruttiva, ci porge la mano, anzi un seme!

Il nostro involucro terreno, una volta raggiunta la “pace dei sensi”, oggi, può germogliare a nuova vita.

Un albero o un fiore, un’esistenza secolare o un’esplosione di colori e profumo, basta scegliere.

Chi ci concede questa opportunità è una temeraria ditta di onoranze funebri napoletana.

Motivati nel dare un senso al nostro estremo saluto, hanno realizzato un’urna per ceneri biodegradabile al 100%.

Una soluzione, almeno all’apparenza, innovativa e di grande impatto emotivo ed ambientale.

Una morte “apparente”

Alcune di queste urne possono essere seppellite nel terreno e generare un vita popolando la natura di nuove creature.

E’ la prima realtà campana ad offrire questo servizio e tra le poche disponibili sul territorio italiano.

Le urne, tuttavia, non sono un vanto dell’ “artigianato locale”. Hanno origini francesi e sono previste in ogni ogni forma, dimensione, tipologia e colore.

Un dialogo mai interrotto

Pensare, comunque, che un nostro caro non debba comunicare ad una fredda lapide di marmo è rassicurante.

Potrà ascoltare il nostro alito di vita tra le foglie di un albero o scivolare lungo lo stelo di un fiore.

E se la natura è vita che dirompe, questa iniziativa è una sfida alla Dama Nera che non può costringerci a lasciare questa terra.

Si arrenderà a quel germoglio di vità custodito dall’eternità dell’anima.