A cura dell’Architetto Marco Minichiello
Doveva
essere bello nelle sere d’inverno stendersi sulle stuoie davanti al fuoco di
tronchi, e ascoltare la voce della foresta in colloqui selvaggi col vento.
(Grazia Deledda)

Dalle sue origini il caminetto veniva considerato come fonte di calore, utile anche per illuminare e veniva posizionato al centro delle abitazioni, per via dei materiali di costruzione di queste ultime.
In seguito, per vari motivi, il caminetto nelle abitazioni assunse altre posizioni fino ad essere collocato alle spalle delle pareti, coprendo una nuova funzione oltre quella di riscaldare, cucinare.
Dagli inizi del 1200 i caminetti hanno iniziato ad assumere varie forme, a padiglione con colonne, rettangolari, ma con scarso tiraggio e con dispersione del calore. Bisognò aspettare agli inizi del 1600 per miglioramenti di materiali e di metodi innovativi di costruzione.
Infatti, tra gli innovatori dei caminetti a parete ricordiamo l’architetto Savot che lo progettò pensando di sfruttarlo per l’aria calda a contatto con le pareti, mentre Gaucher introdusse le prese d’aria sia per il ricambio di aria, sia per lasciare negli ambienti temperature ottimali per chi li viveva.

L’inverno
è il periodo dell’anno che favorisce maggiormente l’immaginazione: ci si siede
davanti al caminetto, si riflette sul passato, su quello che è stato l’anno
appena trascorso, ci si prepara a quello che verrà. È una stagione psicologica,
oltre che temporale.
(Sting)
Ma le innovazioni più decise avvennero nel 1700 con Benjamin Franklin che con il progetto del camino “ Franklin” apportò il miglioramento delle riduzioni dei fumi tramite esalazioni e con Benjamin Thompson ( l’uomo che tolse il fumo dalle case di Londra”) che con le sue ricerche ed i suoi esperimenti fu il primo a comprendere e utilizzare il cosiddetto calore radiante e portò quasi alla perfezione la tecnica di costruzione dei caminetti da riscaldamento.
Un esempio fu il camino Ramford.

Tra gli studiosi ad occuparsi del camino dal punto di vista tecnico c’è Leonardo da Vinci che, in un paio di disegni del Codice Atlantico, propone uno studio originale sull’alimentazione della fiamma, realizzata con una presa d’aria esterna a imbuto che ne migliora le prestazioni.

Il camino, quindi, dalle sue origini inteso soprattutto come simbolo di unione delle famiglie, del “ ritrovarsi”, del “ riscaldarsi e far luce “, lo ritroviamo oggi con ulteriori funzioni. Oltre quella di riscaldare gli ambienti con impianti di ultima tecnologia e generazione (termocamino, oppure impianti per produzione di energia elettrica..) anche quella di supportare l’attenzione verso il risparmio economico ed energetico e, quindi, verso l’ambiente.
Anche Leon Battista Alberti, nel De Re Aedificatoria Libri X, fornisce indicazioni pratiche sulla costruzione dei camini:
“Le qualità del camino sono le seguenti: essere accessibile, poter riscaldare più persone ad un tempo, dare luce in quantità sufficiente, non essere esposto al vento; ma sarà provvisto di uno sbocco per il fumo, altrimenti mancherebbe il tiraggio.
Non è bene pertanto sistemarlo in un angolo, né eccessivamente incassato nel muro, ma neppure d’altra parte in mezzo alla sala, ove gli ospiti siedono a mensa; non dovrà essere molestato da correnti d’aria provenienti dalle aperture; la sua imboccatura non dovrà sporgere di molto dal muro.
La sua gola sia ampia, ben estesa orizzontalmente dal lato destro al sinistro, ed elevata verticalmente ad una altezza tale da superare con il comignolo tutti i timpani dell’edificio. Quest’ultimo accorgimento è richiesto sia per evitare gli incendi, sia perché non accada che il vento, infiltrandosi tra le tegole, invii folate nella gola, rimandando giù dall’alto il fumo.
La sommità del fumaiolo verrà dotata di copertura per proteggerlo dalla pioggia; tutt’intorno vi saranno aperte delle finestrelle di sbocco, che però dovranno essere fornite di schermatura contro gli assalti del vento; tra queste ultime e le finestrelle occorrerà lasciare uno spazio sufficiente perché vi passi il fumo. Ove ciò non fosse attuabile, consiglierei di sistemare, sopra un’antenna verticale, uno strumento da me denominato vertula, consistente in una cassa di rame grande quanto basta per contenere in sé l’imboccatura superiore del camino; di modo che il fumo, ingolfatosi tutto nella bocca inferiore, verrà spinto fuori a forza, a dispetto dei venti.
Al di sopra del focolare, a metà della canna fumaria, occorre sistemare trasversalmente un battente di ferro: quando tutto il fumo sia esaurito, e la brace, fattasi luminosa, abbia cominciato a covarsi, tale sportello si girerà in modo da chiudere la canna; in questo modo non potrà aprirsi il varco attraverso di essa un sol alito di vento proveniente dall’esterno.”